sabato 2 settembre 2017

Anima


  Nella maggior parte dei vocabolari, l’anima (e lo stesso dicasi per alma, âme, soul, seele), è in primis una proprietà dell’essere umano, ed è un principio, il “principio vitale”. Cioè, nulla di scientifico. Tuttavia il termine, per brevità e icasticità, può attualizzarsi come sinonimo di sistema nervoso, il circuito percezione-azione dei metazoi, vitale sì, ma al pari degli altri sistemi fisiologici. Il centro raccolta dati, collegato dai nervi ai margini, riceventi e trasmittenti, nell’uomo si distingue, nel bene e nel male, per misura e qualità. Vi si formano i pensieri, quelli giusti e quelli sbagliati, quelli nobili e quelli meschini, a seconda di quali e quante informazioni vi entrano, da prima ancora della nascita, nonché di come queste si dispongono, si confrontano, si trasformano. Il variare, all’esterno, delle occasioni, e del sostrato neurologico all’interno, segnano le differenze da persona a persona, per cui avremo profondità o semplicità, bellezza o maledizione, oppure quella frigidità che fa parlare di assenza d’anima. Ciò compreso, si fa evidente il criterio per valutare e progettare il dovere, anzitutto quello dei genitori e di quanti altri si occupano di infanzia e di scuola, poi del lavoro in genere: operare all’esterno dell’anima per consentirle percezioni benefiche e preservarla da quelle deleterie; e al suo interno, per agevolare le capacità cognitive, approfondire la ragione, curare le disfunzioni psichiche e prevenirle, anche attraverso le scoperte della genetica. Il resto, nel rispetto dei diritti primari di tutti, va lasciato ai processi selettivi naturali. Così procedendo, e se il mondo non finirà prima, è possibile una generazione umana che superi in valore gli altri animali, cosa attualmente negata, perché nell’uomo, in media, le altezze sono neutralizzate dai loro contrari.



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