«Non fare agli altri ciò
che non vorresti fosse fatto a te».
Massima antica, mondiale, ripetuta in infinite occasioni. Tuttavia, se un
ragazzino esigente ci chiedesse “perché”, noi, persone morali, gli dovremmo una
risposta, e se non fosse soddisfatto, non trovandola poi altrove, né da sé, crescendo
potrebbe diventare un criminale, ladro e assassino incallito. Da quel momento
in poi, tra le cose che costui non vorrebbe gli si facessero c’è, ovviamente,
l’essere arrestato, e se, un bel giorno, decidesse di applicare la regola, dovrebbe
rinunciare non solo al crimine, ma anche a ostacolare chi lo compie. Bell’assurdità.
La ragione non si pasce di massime, e neppure di sentimenti, ma di concetti, e farle patire la fame ci
svaluta come esseri umani.
Torniamo dunque indietro, e rispondiamo al ragazzino. «Ascolta,
Eros (mettiamo sia il suo nome), prova a immaginare che nessuno mai seguisse questa
regola, che ognuno di noi si comportasse con l’altro come nessuno vorrebbe si
comportasse con lui: sarebbe la guerra perenne di tutti contro tutti, nessuno
sarebbe amico di nessuno, tutti nemici di tutti. Sarebbe impossibile
qualunque tipo di società, qualsiasi
cultura; la stessa specie umana rischierebbe di estinguersi, perché un bambino
potrebbe nascere solo dallo stupro. Sai che cos’è lo stupro, vero? Ti sembra
bello tutto questo?».
Eros riflette un poco, poi se ne esce con
questa replica: «Ma allora, se io vedo che qualcuno segue la regola, io posso anche
non seguirla. L’importante è che ci sia qualcuno che la segue, no?». L’obiezione
ha evidentemente una sua logica, quindi non solo la massima, nemmeno la nostra
spiegazione è sufficiente. La ragione, quella dell’adolescente e la
ragione in quanto tale, non è ancora sazia. Dobbiamo andare avanti, senza
adirarci, ma con fermezza.
«Ah, dunque vuoi essere un parassita? Uno che
approfitta dell’impegno altrui per conservare o, dov’è possibile, migliorare il
livello della nostra vita, senza contribuire in alcun modo, anzi ostacolando,
impedendo? Sei libero di farlo, ma non è questo il tuo vero interesse, non è
l’interesse di alcun individuo, anche se, organizzandoti in un certo modo,
potresti far soldi. Più felice di tutti è chi è amato da tutti, e tu sarai, al
contrario, uno degli esseri più odiati. Nemmeno i tuoi soci, se ne avrai, ti
ameranno, nessuno di quella risma può amare, ma solo aggregarsi per opportunità
ai suoi pari e rispettare il più forte per timore. Vuoi diventare celebre come
criminale? Sarai odiato anche da morto. Il tuo valore come persona, e ognuno di
noi ne ha uno, sarà sotto lo zero, e non cambia, che tu riesca o meno ad
evitare il carcere o quale altra pena preveda lo Stato. Comunque, ormai sei
grande, se tu deciderai di imboccare quella strada io me ne accorgerò subito: te
lo dico, non aspettarti da me il minimo appoggio, io ti ho parlato e ti parlerò
così sempre, per te non potrò far altro che questo, non sarò mai complice di
una sanguisuga, con tutto il rispetto per gli incolpevoli Irudinei».
A questo punto, a Eros non
resterebbe che dichiararsi privo di qualunque amore per la specie umana, e favorevole
alla sua estinzione. Il giovinetto non arriva a tanto, ma potrebbe darsi che lo
faccia un altro - chiamiamolo Ade -, perciò noi, sempre con calma e senza dire «tu
sei pazzo» o simili, proseguiamo.
«Ade, ogni individuo umano, come ogni animale,
ha una volontà, e la volontà dell’individuo collettivo che chiamiamo specie è l’insieme
di tutte le volontà individuali. Queste possono armonizzarsi nella ricerca del
bene comune, o contrastare, come accade quando il singolo o un gruppo amano se
stessi e odiano tutti gli altri. Ovviamente, l’individuo e il gruppo, per quanto forti possano essere, sono in
una situazione di inferiorità rispetto all’insieme, quindi, se vogliono il male
degli altri possono attuarlo solo fino a un certo punto, oltre cui saranno loro ad
essere schiacciati. Perché l’odio globale abbia esito, esso dovrebbe prevalere
nell’intera specie, dovrebbe cioè valere per la maggioranza quello che vale per
il suicida singolo, o per un gruppo come quello del pastore Jim Jones,
novecento persone che si avvelenarono nello stesso giorno. Se dunque tu volessi
insistere nella sua linea, senza finire tu solo nell’oblio o nella maledizione,
dovrai cercare proseliti, insegnare l’odio di sé e dei propri simili, in modo
che l’umanità si avvii al suicidio collettivo. Di fronte alla realtà, che vede
gli esseri umani decisamente vogliosi di vivere e di unirsi, almeno per la
stragrande maggioranza, probabilmente rinuncerai all’impresa prima ancora di cominciarla.
Dovresti asserire in pubblico che l’uomo sia per natura un essere immondo e
odioso, e gli effetti di un simile discorso sono facilmente immaginabili. Potresti
anche avere l’accortezza di procedere gradualmente, cominciando dalla
descrizione delle tante, oggettive malefatte degli umani, ma nel momento in cui
l’uditorio, disposto all’ascolto delle possibili soluzioni, sentisse parlare di
autoannientamento della specie, verresti travolto dal biasimo e da insulti, saresti
perciò costretto al silenzio, se non alla fuga. Essere pronti a riconoscere le
proprie mancanze, e più in genere essere consapevoli, è un'ottima qualità, ma ne abbiamo anche altre, per esempio
possiamo avere coscienza del mondo, essere incantati dalla
natura, creare opere d’arte, cantare, scrivere poesie, salvare cani abbandonati, lottare fino al sacrificio per proteggere la vita minacciata».
Eros e Ade non erano paghi della massima, né
del buon sentimento: legittimamente, perché il raziocinio è una dote. Se ora,
però, i due scegliessero di seguire comunque la strada del crimine, sarebbe per
sordità verso un ragionamento più avanzato del loro.
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