Coscienza
biologica è comprendere sia che l’essere interessati da un processo di
espansione spazio-temporale produce piacere, sia che non sempre ciò coincide
con il bene dell’interessato. Quando non coincide, un po’ come la metaforica bolla di ambiti meno vasti, il piacere
illude, rinforza verso un precipitoso arretramento, segnato dal dolore e dalla
desolazione, ma, se non è di quei casi in cui si perde tutto, foriero anche di
apprendimento e di una completa revisione del concetto di bene. Con l’andare del tempo diviene sempre più probabile che dell’inganno,
ben noto come problema umano individuale ai maestri spirituali di ogni tempo e
luogo, sia vittima l’intera nostra specie, la quale sembra ormai diventata il
kamikaze del mondo. Chi oggi vede non lontana la catastrofe ha ragioni concrete,
essendone preannuncio i cambiamenti climatici, l’inquinamento delle acque, la riduzione
della biodiversità, il fatto che la popolazione umana, con i suoi consumi, i
suoi rifiuti e le sue attrezzature, tra cui le armi nucleari, ha superato i
sette miliardi e mezzo di unità, e aumenta tuttora, seppure con un tasso di
crescita minore rispetto al picco degli anni Sessanta. In mezzo alla mediocrità
di quelli che non percepiscono il pericolo, quelli che preferiscono non
pensarci e quelli che vorrebbero mettere la retromarcia alla macchina del tempo,
spicca per saggezza chi si impegna per la conversione ecologica delle tecniche
inquinanti, chi è disposto a cospicue rinunce e particolari attenzioni per non
partecipare al disastro, chi difende i patrimoni naturali dagli sfruttatori
intensivi, il che, in certi Paesi tropicali, significa spesso martirio. Comprensione e riconoscenza:
questi i campi in cui l’uomo può trovare, al posto di quella momentanea e
illusoria, un’espansione autentica.
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